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Trento, 29 agosto 2023
APERTURA IN TRENTINO DI UN CENTRO PER I RIMPATRI: 
LA NEGAZIONE DI OGNI DIRITTO

COMUNICATO STAMPA
di Lucia Coppola
consigliera provinciale Gruppo Misto/Europa Verde

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha illustrato in questi giorni le prossime mosse del Governo per affrontare l’emergenza migranti. Tra queste c’è la creazione di un Centro per rimpatri (Cpr) in ogni regione italiana. Il presidente Arno Kompatscher fa sapere che le trattative con Roma sono a buon punto e si parla dell’apertura di un centro anche in territorio trentino.

I Cpr sono strutture di detenzione amministrativa ove vengono reclusi i cittadini non comunitari sprovvisti di un regolare documento di soggiorno oppure già destinatari di un provvedimento di espulsione. Bisogna considerare che la maggior parte di quelle persone non verranno mai espulse perché i rimpatri sono possibili davvero solo se c’è un accordo bilaterale, e comunque è sempre difficoltoso e costoso.

Chi ha avuto modo di visitare i centri esistenti in Italia ha evidenziato degrado e insalubrità delle strutture, la scarsa luce e aria naturali, l’assenza di locali e spazi per le attività in comune. Inoltre le strutture presentano problematiche di varia natura, non estranee a un contesto ambientale e organizzativo trascurato e disattento anche alle esigenze elementari delle persone che ci vivono.

Inchieste recenti hanno messo in luce l’abuso arbitrario e senza alcun criterio di psicofarmaci somministrati ai migranti rinchiusi nei Centri di permanenza per il rimpatrio.

Per quanto si potrà assicurare che quelli che si vorrebbero aprire in Trentino saranno modelli di accoglienza e permanenza, resta il fatto che sono delle vere e proprie carceri (come dichiarato dallo stesso Kompatscher “sarà un carcere e le persone non potranno uscire”).

Considerata la complessa situazione internazionale, dove ci sono molti Paesi nel mondo in stato di guerra e sono milioni le vittime di violenze e soprusi, i flussi migratori continueranno incessanti. Le politiche di rimpatrio fino a qui adottate dallo Stato italiano non hanno sortito effetti positivi. Ritengo che invece di pensare a rispedire queste persone in luoghi dai quali sono stati costretti a fuggire sarebbe ragionevole rivedere le politiche di accoglienza che devono privilegiare l’inclusione e la tutela dei diritti umani e della dignità.

Bisogna attivare strumenti che evitino l’emarginazione e un’ulteriore sofferenza e purtroppo i Cpr sono la negazione di ogni diritto. 

 

      Lucia Coppola

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